Il trauma distorsivo della caviglia può essere un fastidioso problema specialmente per chi, per mestiere, fa lo sportivo. Infatti questo è il più comune fra i traumi da sport, quali soprattutto la pallacanestro, il calcio e la corsa campestre.
In termini tecnici, la lesione interessa prevalentemente il complesso legamentoso laterale, in quanto il meccanismo traumatico più frequente è rappresentato da una brusca sollecitazione del piede in varo-supinazione. Ciò si può verificare in seguito ad una decelerazione della propria andatura, con un cambio di direzione, oppure nella ricaduta dopo un salto, o ancora per il contatto con il piede dell'avversario, ed infine per la disomogeneità del terreno. Le distorsioni della caviglia possono essere distinte in tre gradi, secondo l'entità della lesione dei legamenti.
Di I grado se siamo in presenza distrazione parziale di un solo legamento, di II grado se i legamenti sono due o più, infine di III grado se invece si è verificata una vera e propria rottura dei legamenti.
Ovviamente, ad ognuno dei gradi corrisponde un quadro clinico variabile, caratterizzato in genere da dolore, tumefazione, impotenza funzionale e segni di instabilità. La prassi consiste innanzitutto nel verificare tramite doverosi controlli, l'eventuale presenza di lesioni ossee. Per stabilire invece, l'entità della lesione del legamento, basta l'esame ecografico. Prevenire è meglio che curare vale anche in questo caso, quindi occorre limitare al minimo i fattori che predispongono alla lesione. Diventa perciò fondamentale che gli sportivi seguano una corretta preparazione atletica, curino l'esecuzione del gesto atletico ed utilizzino attrezzature idonee.
Ad esempio, soprattutto negli sport di squadra, come il calcio e la pallacanestro, l'uso di un bendaggio preventivo riduce in modo statisticamente significativo l'incidenza del trauma discorsivo. Al contrario di quando avviene per la prevenzione, per il trattamento, quando ormai il danno è fatto, non vi è uniformità di intenti da parte degli studiosi, Infatti, per le distorsioni di I e II grado, alcuni addetti ai lavori consigliano un congruo periodo di immobilizzazione tramite un apposito tutore, seguito da un ciclo di rieducazione funzionale e propriocettiva, mentre altri preferiscono lasciare libera la parte, attuando un trattamento funzionale basato sul RICE ( rest, ico, compression, elevazion) e avviando comunque un programma di rieducazione funzionale e propriocettiva. Nelle distorsioni di III grado invece, sono tutti concordi sulla necessità di immobilizzare la caviglia per un periodo di 3-4 settimane, dopo il quale l'atleta viene avviato ad un programma di rieducazione funzionale articolare, successivamente di rinforzo muscolare segmentale e globale ed infine eseguire una ginnastica propriocettiva. Al termine di questo programma, si effettua una valutazione clinica e funzionale dell'articolazione e, solo in caso di persistenza di una evidente instabilità lo specialista ortopedico deciderà se procedere alla ricostruzione dei legamenti con una tecnica di tenodesi.
Allora per tutti gli sportivi vale un consiglio: attenti a dove e come mettete i piedi!