A voler tentare di squarciare
le fitte tenebre, che avvolgono il suo passato remoto, si può supporre che
abbia origini molto antiche; pare che esistesse addirittura prima di Roma. Di
ciò ci danno testimonianza i reperti archeologici rinvenuti in varie località
di Roggiano. Notizie sulla storia antica ci vengono fornite da Tito Livio che
la cita nella sua opera e l'annovera tra quelle terre "ignobili" che
nel 204 a.C.
si arresero a Roma e dai reperti archeologici. Si ritiene che fosse l'antica Bergae
o Vergae, fondata dagli Ausoni e poi possesso degli Enotri, il cui nome
pare che risultasse composto da Ver che in idioma osco significa “borgo
fortificato” e da gens “gente”. In latino il nome divenne Vergianum.
Uno dei primi scrittori che identificò la cittadella di Vergae con
Roggiano fu G. Barrio il cui passo ci tramanda: “a quattromiglia passi sopra
Temesa vi è la città di Vergiano, il popolo la chiama Rogiano, avendo cambiato
le prime lettere, una volta detta Vergae”.
Questo ultimo nel tempo poi, pare che si trasformò in Rubianum,
terra Rigiani, Castra Rigiani e poi Rugiano ed infine Rogiano dal nome della
popolazione che la abitava. Roggiano
con due g è stato voluto, negli anni ’50, dal Centro di Cultura Popolare forse
per ragioni di sonorità. G. Rohlfs nel suo dizionario, alla voce Roggiano
Gravina scrive così: "dal dialetto Ruggianu, comune in Cosenza, Roianum
villa o podere di Roius". Il Borgo faceva parte di una confederazione osca
molto forte e combattiva, la cui roccaforte era proprio Vergae, che
osteggiò aspramente il dominio dei Greci, pur essendone fortemente influenzata
nella cultura e nella civiltà. Divenuto possedimento dei Romani, la popolazione
autoctona, si alleò con Pirro, re dell’Epiro ed in seguito alla battaglia di
Canne, combattè per dodici anni con Annibale contro Roma, ma quando il
condottiero cartaginese fu sconfitto a Zama, Vergae, cadde sotto le armi del Console Gneo Servilio e per la
popolazione, la situazione si fece molto dura, avanzi di orde cartaginesi e
brettie ladroneggiavano, ma la salute era così malferma e le condizioni di vita
erano così miserevoli che quasi tutte le città dei litorali dei fiumi come Vergae
dovettero essere abbandonate. Vergae
partecipò alle guerre sociali e si schierò dalla parte di Spartaco, che si era
rivolto contro l’autorità di Roma chiedendo libertà per gli schiavi e giustizia
per i poveri. La terra brettia fu invasa mentre l’impero romano era in piena
fase di decadenza dalle orde barbariche protese alla conquista delle terre africane,
subì inoltre il dominio dei Goti, prima e dei Longobardi dopo. Il territorio
ormai, spopolato per il sangue e i saccheggi, incendiato e depredato del poco
profitto agrario, era diventato una stalla. Quei Rugi che erano con Alarico,
seguirono il loro nuovo capo Ataulfo, lasciando una "colonia", con
soldati stanchi ed affamati che sebbene, mostrasse immagini di morte, aveva
anche possibilità di vita per quelle ville sparse ed ormai disabitate. Queste
genti che abitavano le contrade "Castiglione" e "Larderia"
si spostarono nell'interno con nuovi coloni. Questi dettero il nome Rugiano a
quei pochi gruppi di case o capanne che formavano una piccola borgata o
"villaggio". La prima parte del toponimo deriva dal personale latino roius, col suffisso aggettivale, -anum/-asus. Questo nuovo sito abitato
corrisponde all'attuale centro storico di Roggiano Gravina, che, nell'anno 800,
fu distrutto dai Saraceni dopo un lungo assedio. I Normanni, con a capo Roberto
il Guiscardo, nel 1057 intrapresero un’avanzata in Calabria per la sua
conquista. La loro dominazione durò per un secolo e mezzo e portò a Roggiano un
periodo di benessere dovuto alla liberalizzazione dei traffici marittimi e
terrestri e per lo sviluppo dell'agricoltura, voluti dal conte Ruggiero, che
favoriva a Nord l’allevamento dei cavalli ed a Sud l’allevamento serico. Tutto
ciò fece decollare un certo benessere che investì tutta la Calabria. I Normanni,
secondo la tesi di I. Principe, "hanno avuto un solo torto, quello di
andarsene via troppo presto, preferendo alla Calabria la ben più ricca, famosa
e fertile Sicilia". Affascinante fu anche il periodo svevo in cui si
stagliò prepotente la figura di Federico II. Alla dominazione sveva successe
quella angioina e dal 1282 quella aragonese che si concluse nel 1373 con l'arrivo
a Napoli di Carlo III di Borbone, a cui fa seguito il declino del benessere,
strozzato nelle fitte maglie di angherie e di soprusi di ogni genere. E' un lungo
periodo di tempo denso di lotte che suscitarono grosse battaglie allo scopo di
ottenere quella indipendenza, soprattutto morale, di cui il nostro popolo ha
sempre sentito il bisogno. Nel 1415 Roggiano fu posseduta da Pietro Paolo da
Viterbo e dal 1442, sotto la dinastia aragonese, entrò a far parte della
Calabria Citra o Citeriore a seguito della suddivisione della Regione in
Calabria Citra, a nord del fiume Neto, e in Calabria Ultra, a sud dello stesso.
Nel 1562 divenne feudo di Bernardino da Bisignano, fautore della fondazione del
convento dei Domenicani. Fu poi feudo di Nicolò Sanseverino, sotto il quale,
nel 1576, scoppiò una terribile malattia, la peste, che provocò molti decessi.
Nel 1585 passò sotto Scipione Sanseverino, principe di Bisignano e rimase sotto
la dinastia della famiglia suddetta fino al 1662. Nel 1663, a seguito della cessione
del feudo, avvenuta per alienazione, ne diventa proprietaria la famiglia Ametrano
dei duchi di San Donato, ma nel 1732 il feudo passa ai Cavalcanti dei duchi di
Buonvicino. Nel 1764 dai Cavalcanti andò in possesso ai Sambiase che lo
detengono fino al 1777. Per vendite all'asta, Rugiano diventa proprietà di
Francesco Vincenzo Sanseverino, conte della Saponara, morto nel 1787.
Nel 1799
il generale francese Championnet incluse Rugliano nel cantone di Acri. Agli
inizi del 1800 il generale Manhes riuscì a reprimere il brigantaggio, che,
strumentalizzato dai baroni, lo usarono e ne abusarono per scopi personali e
contingenti. Esso dilagava su tutto il tessuto sociale dell’intero cosentino.
Nel 1807 i Francesi, per la legge del 19 gennaio 1807, ne facevano un Luogo,
ossia Università, nel Governo di Spezzano Albanese. Il successivo riordino,
disposto sempre dal governo francese, con decreto del 4 maggio 1811, con cui si
istituivano i Comuni ed i Circondari, trasferiva Rogiano nel Circondario di San
Marco Argentano. Con il Congresso di Vienna, la restaurazione riportò in Italia
la suddivisione territoriale pre - napoleonica. Le lotte risorgimentali e le
guerre d'indipendenza portano all'unificazione prima e alla proclamazione poi
del Regno d'Italia (1861). In questa fase furono molti i Roggianesi che si unirono
a Garibaldi nella lotta contro i Borboni, grazie a quello anelito di libertà e
d'indipendenza che li ha sempre caratterizzati. Il 12 marzo 1864, su proposta
dell’allora sindaco, Federico Balsano, il Consiglio vi aggiunse al paese il
nome del giureconsulta e letterato Gian Vincenzo Gravina, il
suo più illustre cittadino, di cui ricorreva il 2° centenario della sua nascita
e quindi divenne Roggiano Gravina anche per distinguerlo da Roggiano
Veltrovaglia allora comune della provincia di Como. Roggiano ha dato il suo
notevole contributo alla causa dell'Italia monarchica sia nella prima che nella
seconda guerra mondiale, inviando al fronte numerosi giovani, molti dei quali
non fecero più ritorno.
Il resto è storia più o meno recente: storie di
emigrati che per miseria e per fame sono costretti ad abbandonare il proprio
paese e i propri affetti per trovare migliore fortuna nelle Americhe e in
Australia prima e nei paesi dell' Europa
Occidentale ed Italia Settentrionale poi. E' anche storie di lotte contadine,
di scioperi per conquistarsi un fazzoletto di terra per sopravvivere. Le
rimesse degli emigrati favorirono un notevole sviluppo dell'edilizia abitativa,
anche se basata sul disordine e sulla speculazione, contribuirono anche ad un
certo miglioramento della situazione economica generale anche se, non bisogna
dimenticare che si è avuto un periodo di crisi nel settore agrario a causa
dello spopolamento delle campagne, ma ora si registra una notevole ripresa
anche in questo settore per una più razionale coltivazione della terra,
attraverso la specializzazione e la meccanizzazione in agricoltura. Nell’ultimo ventennio Roggiano
Gravina, da paese di emigrati, si è trasformato in paese di immigrati. Ha
ricevuto prima il flusso di emigrati dei paesi del Nord Africa, dell’Albania in
seguito ed ora dei paesi dell’Est Europa e dalla Cina. Gli extracomunitari
lavorano principalmente nel commercio ambulante.