CHIESA SS. PIETRO E PAOLO (CHIESA MADRE)
Il progetto per la
ristrutturazione dell’antica Chiesa Madre, lesionata durante uno dei tanti
terremoti che hanno colpito Roggiano, fu approvato dal Ministero dei Lavori
Pubblici il 5 novembre 1929 ed il finanziamento fu concesso nel 1943 con un
decreto della Corte dei Conti. A causa della seconda guerra mondiale i lavori
non furono intrapresi. La chiesa matrice da restaurare si trovava in Piazza San
Paolo (oggi al suo posto si erge una palazzina privata a tre piani circondata
da mura e cancelli), ma nel 1948,
in seguito alla richiesta del sindaco Briguori e
dell’arciprete Benvenuto, fu cambiata l’ubicazione in Piazza Re d’Italia. Nello
stesso anno si approvò il progetto ed i lavori iniziarono un anno dopo, per poi
fermarsi nel ’51 e riprendere poi nel ’53. La chiesa, che porta il titolo
della precedente parrocchia “San Pietro e Paolo Apostoli”, sorge sui ruderi del
convento Domenicano, sito di fronte, la non più esistente, chiesa di Santa
Maria delle Grazie, chiamata dal popolo Chiesa di San Domenico. L’edificio
internamente fu terminato nel 1985; la sua facciata, rivestita da mattoncini a
vista, è ora volutamente lasciata rustica. Inizialmente il progetto ne prevedeva
l’intonaco, ma a causa della mancanza dei fonti non fu terminato. Sul portale
si erge un grande rosone vitreo che raffigura San Bernardino da Siena con le
iniziali “I H S” “Gesù Salvatore degli uomini”. Si tratta una struttura a tre
navate senza transetto. Nel 1998 l’interno della chiesa matrice fu abbellito
con la ristrutturazione del soffitto in rilievo ligneo che rievoca e
simboleggia la Trinità
ed il percorso del cristiano dal battesimo alla resurrezione e con dei
capitelli compositi ed una nuova pavimentazione in marmo. Lungo le pareti delle
navate minori si ammirano mosaici di pregevole fattura entro nicchie circolari.
Il più importante risulta essere quello raffigurante “San Francesco di Paola
che invoca protezione su Roggiano”. L’opera fu eseguita dalla ditta Caron di
Vicenza in base ad un bozzetto dell’artista locale Mario Battendieri. Si
possono notare, anche in questo caso in nicchie circolari nelle navate
laterali, le statue: “Madonna Addolorata”, proveniente dalla Chiesa di San
Giovanni e che pare essere di antica fattura, dal bellissimo volto che sembra
parlarti e la veste nera, e “Cristo Risorto”. Nell’abside si erge il
“Crocifisso” risalente al XVIII secolo. Vetrate istoriate decorano le pareti
delle due navate laterali su due livelli, nel livello superiore sono
raffigurate scene che richiamano alla vita dei Santi e della Madonna, nel
livello inferiore sono rappresentante le stazioni del Calvario. Retrostante il
presbiterio sono ubicati i locali della parrocchia dove si svolgono le varie attività
ricreative e di catechesi. La prima cerimonia Eucaristica fu
celebrata nel 1963 in
una struttura ancora rustica. Nel 1983 fu inaugurato dall’allora Vescovo della
Diocesi di San Marco – Scalea il Fonte Battesimale che insieme al presbiterio
furono progettati da Guido Limido.
CHIESA DI SANT’ANTONIO DI PADOVA
La chiesa, posta lungo un’asse
viario parallelo a Corso Umberto, fungeva da piccola cappella votiva. Fu aperta
al culto il 21 ottobre 1676 sotto l’ispirazione di Don Pietro Barghelita fuori
le mura della cittadina. In seguito lo stesso, nominato cappellano, donò
l’edificio sacro al Clero roggianese. Nel 1842 la cappella risulta essere così
decadente da indurre il sacerdote Vincenzo Novellis alla sua demolizione ed
alla costruzione di una più grande sostenuto economicamente dal popolo. La
chiesa che oggi si può vedere, al centro dell’abitato, è la risultante di quel
lavoro. Nel 1887 fu colpita da un terremoto che ne causò la caduta della volta
e del tetto della navata centrale, prontamente ristrutturati nel 1890. Subì
nuovamente danni durante l’alluvione del 3 novembre 1959. Questo edificio funse da edificio
sacro principale dal 1905, anno in cui la vecchia Chiesa Madre fu resa
inagibile da un terremoto, al 1963 anno in cui fu inaugurata la nuova chiesa
matrice. Un secondo restauro avvenne nel
1954 con il contributo del Genio
Civile, in seguito nel 1984 con il contributo del Ministero dei Beni Culturali
e nuovamente nell’ultimo decennio del secolo scorso. Nel 1976 fu costruito un
nuovo altare secondo le nuove prescrizioni liturgiche del Concilio Vaticano II. La chiesa presenta una facciata
con due navate laterali ribassate che si sviluppano su due livelli per poi
terminare con un timpano e una centrale. Nella navata di destra vi è la statua
di “Sant’Antonio Abate”, acquistata alla fine del XIX secolo per evitare al
popolo di Roggiano di scontrarsi con gli abitanti del paese vicino,
Mottafollone, nella contesa, durante la processione per chi dovesse portare su
spalla la statua del Santo. Questa processione non viene più celebrata. Vi si
conservano, inoltre, un crocifisso e le statue di “Sant’Antonio di Padova”,
offerta da una coppia di fedeli nel 1930 e quella della “Madonna del Carmine”
della vecchia Chiesa Madre e tre tele che raffigurano “Sant’Antonio da Padova”,
“San Fedele da Sigmaringa” ed il “Beato Bernardo da Affida”. Nella navata di
sinistra vi è collocato, su un confessionale, un antico mezzo busto di “San
Francesco di Paola”, portato a spalla durante la processione che si svolge il 3
dicembre durante la festa patronale. Il confessionale è opera G. Limido, agli
albori della sua arte, aiutato da A. Prezio. Nel presbiterio, lungo il lato
destro vi è la statua di “Santa Rita da Cascia”. Si possono ammirare, inoltre,
il “Sacro Cuore", “Santa Lucia”, la “Madonna di Fatima”, “San Giuseppe” e
la “Madonna del Rosario”. Nel primo ‘800 in questa chiesa
fu promulgata l’istituzione di una Congregazione del Purgatorio il cui compito
era quello di pregare per le anime purganti ed avevano un capo spirituale diverso
dal cappellano che stava in carica un solo anno. Legata a tale Congregazione è
l’ancora attuale tradizione di celebrare una messa, ogni primo lunedì del mese
con le offerte del popolo, per le anime del Purgatorio. Dal 6 febbraio 2008 la navata di
sinistra, isolata dalle altre con tendaggi, è stata allestita una cappella dove
è esposto l’Ostensorio con Gesù Eucaristia per l’adorazione continua, giorno e
notte, dei fedeli”. L’Adorazione Perpetua ha fondamento nel passo biblico: “Il
padre cerca adoratori in spirito e verità”.
CHIESA DI SAN GIOVANNI
L’edificio risale al XVI secolo e
lo si è stabilito da una campana precedentemente conservata in situ con data
1535. Tale campana in seguito è stata portata nella nuova Chiesa Madre e fino a
qualche tempo il suo suono invitava i fedeli alle celebrazioni Eucaristiche,
oggi, non più funzionante, si conserva nell’ambiente della Caritas
parrocchiale. L’edificio è ubicato nel centro
storico, è a navata unica con portale lapideo ad arco al quale si
accede
attraverso una scala. La facciata è molto semplice ed ospitava due campane.
All’interno vi si conservavano un gruppo di statue professionali raffiguranti
la “Madonna Annunziata con l’Angelo”, “San Luigi C.” e “San Giovanni Battista”
ed un crocifisso ligneo. Fino al 1964 vi si poteva ammirare inoltre la statua
della “Madonna Addolorata”, trasferita poi nella Chiesa Madre. Questa è l’unico edificio sacro
ancora esistente nel centro storico del paese anche se chiuso al pubblico
perché attualmente pericolante. All’interno è ancora mantenuta la policromia
del presbiterio, delle nicchie che conservavano le statue sacre e delle colonne
che sorreggono l’antico coro. Il parroco della parrocchia “San
Pietro e Paolo Apostoli” Don Michele Coppa negli anni ha tentato, purtroppo invano,
di ottener fondi per restaurare la struttura; nonostante gli insuccessi,
continua a nutrire la speranza di poter riaprire la piccola chiesetta ai
fedeli. Era la sede della confraternita
dell’Annunziata. Nel 1800 vi si svolgevano le Quarantore e le funzioni della
Settimana Santa e la processione di San Giovani Battista il 24 giugno. Nel
1967, anno in cui venne chiusa la chiesa al culto pubblico, vi si praticava
ancora il “sepolcro” che consisteva nell’esposizioni di un grosso crocifisso e
dell’Addolorata ai piedi del Cristo morto.
CHIESA REGINA PARADISI
La nuova chiesa, sorta sul
territorio di Roggiano, su di un area di metri quadrati 2.500, Fu costruita
nella zona sud di Roggiano e precisamente in via Vittorio Emanuele, centro di
un nuovo rione nato dallo sviluppo edilizio degli ultimi anni, per il diretto
interessamento di Sua Ecc. Mons. Luigi Rinaldi Vescovo di S. Marco Argentano,
che attraverso la Legge
Aldisio del 1952,
ha ottenuto il finanziamento dal Governo sul rustico
dell’edificio sacro e degli ambienti contigui. In seguito la chiesa fu ultimata
con le offerte della popolazione e l’aiuto della Diocesi. I lavori iniziarono
nel luglio del 1966; nel marzo dell’anno successivo il rustico era già
terminato. Il campanile, le sale parrocchiali e la casa canonica, gli intonaci
e l’altare con pavimento nel presbiterio furono costruiti in seguito. Il 30
maggio 1967 la nuova chiesa fu inaugurata anche se incompiuta. Il 1° giugno
Ì973 fu istituita la nuova parrocchia e fu nominato il primo parroco, ancora
oggi in carica, don Emilio Servidio che s’impegnò a completare la chiesa
matrice rivestendone i pavimenti con le piastrelle avute in dono dalla Ditta
Marrazzo di Modena e facendovi collocare i vetri istoriati alle finestre,
inoltre, costruì la vetrata all'ingresso. La struttura sacra è di stile
moderno ad un’unica navata avente soffitto a capriate. Il presbiterio è
rivestito con marmi e graniti vari. Sulla sinistra dell'altare è presente un
ambone marmoreo di Carrara e sulla destra il Fonte Battesimale. Sullo sfondo è
collocata la statua di “Cristo Risorto” realizzato in arte lignea con tiglio da
maestri scalpellini altoatesini dono della famiglia Sollazzo. La statua più
importante è quella della “Madonna Regina Paradisi” patrona della parrocchia a
cui è intitolata la chiesa. A destra si erge l’altissimo campanile collegato ad
un piccolo ambiente poligonale. Sul retro della chiesa vi è un campetto da
tennis e un campo di bocce gestiti dal Centro Sportivo.
CAPPELLA DI SAN
VINCENZO (CUTINO)
Nel 1967 la signorina Angiolina
Belcastro donò al clero di Roggiano un suolo di 150 mq., qui si decise di
costruire una piccola chiesa di cui il vescovo Luigi Rinaldi finanziò il
rustico e ne regalò il pavimento e l’altare. I denari per costruire furono
estratti dalla vendita della cappella di Costantinopoli. Il rustico è stato opera del
geometra Giuseppe Caselli, mentre il pavimento e l’altare furono terminati
grazie all’interessamento dell’arciprete don Angelo Mazzia aiutato
economicamente della popolazione. La struttura dell’edificio è molto
irregolare, ciò è dovuto al fatto che a lavori iniziati le autorità del comune
costrinsero ad arretrare la facciata di un metro e mezzo. L’ultimo restauro
risale a circa dieci anni fa. La chiesa fu inaugurata il 22
giugno 1972 dal vescovo Rinaldi che vi amministrò la cresima. Ancora oggi la
messa si celebra ogni domenica e festività alle undici del mattino.
La struttura agli inizi era
solamente una piccola cappella, poi ampliata nel 1900 con i soldi messi insieme
dalla vendita di fascine di legna secca da una donna di cui se ne tramanda solo
il soprannome Cacascionna. Nel 1958
fu ingrandita nuovamente dall’arciprete don Angelo Mazzia con l’aiuto delle
offerte raccolte da Maria Giuseppa Rotondaro e Fiorenza Principato. Nel 1913 vi fu trasferito il
“Crocifisso” del Convento retto dai Padri Cappuccini. Nello stesso periodo sul
tetto si issarono le tre croci di ferro oggi dette le “Croci del Calvario”
divenendo il punto di riferimento per la cerimonia del venerdì santo. Infatti,
è da qui che la popolazione ascolta, durante la processione, la predica sulle
sofferenze di Cristo sulla Croce.
Santuario della Madonna della Strada
Il santuario risale
presumibilmente al ‘600 ed è dedicato alla Madonna con l’appellativo “della
Strada”. Il nome è derivante dalla caratteristica della chiesa di essere
costruita su una strada che anticamente era l’allacciamento tra Cosenza ed i
paesi della Valle del Crati ed i centri urbani posti ai piedi delle montagne
della Mula e di Cozzo del Pellegrino. Pare che il luogo dove si erge la
chiesetta, secondo alcuni, era un tempo una "stazione" per i
viandanti che volevano raggiungere il mar Tirreno,
e secondo altri era un luogo appartenuto ad una vecchia comunità religiosa
simile a quella stabilitasi nella vicina San Sosti. Forse nasce da ciò il
considerare la Madonna
della Strada e la Madonna
del Pettoruto come due sorelle. La nostra Madonna è protettrice degli utenti
della strada, motorizzati e non, e di tutti coloro che per la strada lavorano. L’edificio sacro ha
un’architettura molto semplice e presenta nella facciata quattro lesene e
internamente è diviso in due navate. Sull’altare vi è una nicchia che custodisce
la statua della Vergine. Essa raffigura la Madonna, in posizione seduta, è inamovibile e di
fattura composita e presenta un volto di fattura bizantina. Visibile sul lato
destro della navata principale, vicino la porta che immette nella piccola
sagrestia, vi è un affresco che raffigura la Vergine in trono che allatta il Divin Bambino,
semplice e solenne nello stesso tempo, attribuita ad un artista locale e
risale, presumibilmente, tra la fine del ‘700 e gli inizi dell’800. Questo
affresco, che ha subito nel corso dei secoli vari restauri, svela un
particolare: attraverso il velo bianco della Regina dei cieli si riesce a
vedere la veste sottostante. Sul lato a destra del presbiterio è collocata una
tomba di epoca incerta di cui è difficile anche recuperare l’identità del
defunto. Nel 1943 l’arciprete don Giuseppe
Palermo fece creare una copia della statua per poterla usare durante la
processione offerta dal membro del Governo Fascista Pietro Bruno. Antistante la chiesa c’è uno
spazio, che comprende una recinzione, detto “il camposanto della Madonna della
Strada” dove si trovano i resti delle vittime dall’epidemia di colera del 1855,
oggi tale spazio è occupato da un campo di calcetto. Accanto alla chiesa vi sono i
resti di ciò che era un edificio per l’accoglienza dei viandanti. Sono stati
recuperati reperti archeologici risalenti all’età Romana e Tardoantica.