'U Furisieddhru
U FURISIEDDHRU
Mmienzu ssa strata (ohi)
c’è nata na Stella,
tantu ch’è gauta (che)
non si può mirani.
Ca hanu mannatu (ohi)
principi e
marchesi,
puru lu duca (ohi)
ccu dinari assai.
Pu ci ha mannatu (nu)
poveru furisu,
ccu ru suo cantu (ohi)
facia calani.
Ohi Furisieddhru (ohi)
che ti vid’accisu,
chi t’ha ‘mparatu (ohi)
ssu dulci cantari?
Mi l’ha ‘mparatu (ohi)
na donna credila,
che m’ha-d-amatu (e)
non mi vo lassani.
Traduzione
Nel mezzo di questa
strada
vi è nata una Stella,
che è tanto alta
da non poterla guardare.
La volevano
principi e marchesi,
e pure il duca
con denari assai.
Poi si è disposta ad
averla
un povero furisu[1],
e con il suo canto
la faceva calare.
Ohi Furisieddhru
che ti veda ucciso,
da chi hai imparato
codesto tuo dolce cantare?
L’ho imparato
da una donna crudele,
che mi ha amato
e non mi vuole lasciare.
Interpretazione
Riferimenti storici
Il canto è di tipo polifonico. Le battute finali sono concluse da una
quarta che finisce all’unisono. Ciò è spiegato dal fatto che il canto normanno
di questo tipo era molto sviluppato e ritmato. Una sincope è posta alla
ripetizione della seconda e sesta battuta. Al tempo però tale figura metrica
non si conosceva e si può parlare più che altro di un ritmo giambico seguito
poi da un levarsi a trocheo. Si ipotizza che in epoca medievale un cantore
itinerante si sia fermato nel castello signorile di Malvito e, vedendo i
contadini roggianesi lavorare nei campi, sottomessi al signore di quel
castello, abbia composto questa canzone, tramandandosi poi per generazioni. Il
“Furisieddhru” apparterebbe alla categoria dei canti di tipo sirventese,
cioè del servo che loda il suo padrone, in questo caso
Esecuzione
La voce principale che intona la melodia deve essere maschile, ma può
essere sostituita da una femminile. Quella acuta deve essere femminile mentre
la seconda può essere di entrambi i sessi. La voce acuta è di difficile
intonazione perché non può essere comune giacchè è la voce che deve indurre
all’immaginazione della Stella alta nel cielo. La voce principale iniziava a
cantare dal “La” del secondo spazio mentre quella acuta non cantava la prima
strofa.
Ritmica
Il canto presenta versi in quindici sillabe corrispondenti alla
sonorità di endecasillabi. La quinta sillaba è allungata e collegata ad una
sillaba atonica e protetica, corrispondente alla seconda, alla sesta e decima
battuta ed hanno un ritmo giambico che si eleva verso un trocheo.